Festival della Romagna

17-21 giugno 2021

Mostra e Performance Magazzini del sale, Cervia.

Liceo Artistico e Musicale A. Canova di Forlì.

 

L’oscurità è il punto dove la luce sembra sottrarsi, ma è proprio nel buio che dobbiamo provare a trovare la luce.

 

Il Festival della Romagna, manifestazione annuale a Cervia presso i Magazzini del sale, offre nuovamente l’occasione al Liceo Artistico e Musicale A. Canova di Forlì, eccellenza del territorio, di mostrare i frutti dell’impegno e della creatività, dei propri talenti, prodotti in quest’anno buio e faticoso.

Il titolo “L’oscurità è il punto dove la luce sembra sottrarsi, ma è proprio nel buio che dobbiamo provare a trovare la luce” intende infonderci coraggio e orientarci verso la positività, verso la luce. O meglio intende sollecitarci a essere noi portatori di luce per mezzo dell’arte. L’arte emette lampi di luce che indirizza ad altri e ha la forza di trasformare costantemente il mondo così come le piante, che non cessano di svilupparsi e di accrescersi, “fragili, vulnerabili, eppure capaci di ritornare e rivivere dopo aver attraversato la cattiva stagione”, come scrive il filosofo Emanuele Coccia nel suo bellissimo libro La vita delle piante. Metafisica della mescolanza. È solo nella mescolanza che ogni cosa trova la sua identità, la sua luce, così come vogliono comunicare le opere in mostra degli alunni del Dipartimento Arte e la Performance realizzata dagli alunni della sezione Arti Figurative Linda Boattini, Maia Biondi, Mirta Bonetti, Emma Soddu, Angela Ronconi, Keita Aboubakar, Faty Fall, Rebecca Borg, Thomas Calisesi a cura della prof.ssa Alessandra Gellini, con l’accompagnamento degli alunni del dipartimento Musicale, Sambo Rey Barbieri, Sara Gioia Galeotti, Paola Rignanese, Gabriele Salsi, Giorgio Broccoli, coordinati dal prof. Edoardo Fiorini.

Realizzazione degli elementi grafico pittorici della performance a cura di Elisa Damiano.

 

                                 Alessandra Gellini

 

Intervento pittorico parietale AVIS

11 giugno 2016

1. Quali sono i concetti fondamentali che emergono da questa realizzazione pittorica?
Il concetto dello scambio, dell’intreccio, del dibattito; dei segni, dei colori, dello spazio pittorico, dell’uomo con la natura, dell’uomo che attraverso il gesto del dono dona vita.

2. Perché avete utilizzato principalmente i colori blu e rosso?
Abbiamo usato i colori primari blu e rosso perché sono fondamentalmente i colori della vita; il rosso delle arterie, il blu delle vene e il giallo della pelle che nel loro intreccio e con la loro mescolanza producono le infinite tonalità della vita. Esaltiamo il concetto della vita, del sangue, delle vene e delle vene ramificate che similmente ricordano la natura, le ramificazioni dell’albero. La natura naturans e la natura dell’uomo, nella figura umana sdraiata, si connettono tramite le ramificazioni, fino al cuore, punto focale del lavoro.

3. Il blu e il rosso assumono un valore simbolico?
Il rosso è il colore del sangue, di ogni persona e di ogni donatore. Nel donarlo ogni persona è nobile principe, di sangue blu, secondo l’accezione comunemente proposta. Il fiore è blu e vive nella pianta grazie alla clorofilla che scorre nelle sue vene come il sangue nel corpo umano. La pianta assorbe la luce così come il sangue rosso è un colore caldo che ricorda la luce.

4. Perchè il titolo “Linfa che scorre”?
Perché la vita scorre come il sangue e come la linfa. Perché l’uomo, in modo omologo alla natura, crea attraverso l’arte e la gratuità del gesto pittorico rinnova il suo dono.

5. La finalità di realizzare un’opera per l’AVIS, dove persone donano il sangue, parte del proprio corpo, come ha influito sul vostro lavoro?
Questo tipo di attività progettuale, per il team delle persone coinvolte, sviluppa la capacità di lavorare in gruppo su basi paritarie e cooperative, inoltre accresce la motivazione, l’autostima e l’autonomia, incoraggia l’iniziativa personale e l’assunzione di responsabilità nello svolgimento di compiti o problemi legati a situazioni reali. in questo caso ci siamo sentiti ancora più coinvolti vista la natura del progetto e gratificati per aver contribuito alla missione dell’AVIS con il dono del nostro lavoro.

Rivalta – Il volo

28 maggio 2016

Progetto e intervento pittorico decorativo parietale esterno della Scuola Primaria Rivalta.

Scuola Anello Rivalti

23 maggio 2015

Realizzazione progetto e intervento pittorico parietale interno Scuola primaria Anello Rivalti.

Frammento della modernità

19-22 maggio 2015

Imperfezione incurabile nell’essenza stessa del presente

“IMPERFEZIONE INCURABILE NELL’ESSENZA STESSA DEL PRESENTE” – Proust
La stenografia luminosa boldiniana ci fa riflettere sulla modernità nel senso baudelairiano, sul tempo e sull’opera d’arte che è in grado di fissare in eternità un attimo fuggevole, non per pietrificare ma per riscoprire e assaporare l’essenza della vita, illuminarne ogni frammento.

La rappresentazione performativa e musicale Frammento della modernità. Imperfezione incurabile nell’essenza stessa del presente è tesa a trasmettere il concetto di un frammento di tempo congelato per “sentire”, catturare, creare un nuovo tempo, una nuova realtà in modo analogo allo stile unico e personalissimo del tratto pittorico boldiniano; il suo uso sfavillante del colore, a voler rimarcare i particolari che tramutano l’attimo in tempo eterno di bellezza, dà vita a una propria personale visione momentanea e fuggevole. La scheggia di eternità che viene mostrata tramite un possesso stabile di un’epifania ci fa riflettere sulla modernità nel senso baudelairiano, come sguardo critico e poetico nei confronti di una realtà che deve essere colta in ciò che ha di assolutamente unico e irripetibile, la propria modernità. Uno sguardo che cerca ciò che di eterno e duraturo si presenta nel presente e nell’effimero. In un celebre passo, del saggio “La modernità”, B. infatti scrive “La modernità è il transitorio il fuggitivo, il contingente, la metà dell’arte, di cui l’altra metà è l’eterno e l’immutabile(…) perché ogni modernità acquisti il diritto di diventare antichità, occorre che ne sia tratta fuori la bellezza misteriosa che immette inconsapevolmente la vita umana.(…)L’attualità si costituisce come punto di incrocio fra istantaneità ed eternità, nel momento in cui il transitorio viene fissato poeticamente e trasfigurato nell’eterno”. Il fine dell’evento non è imitare o ricostruire passivamente la realtà del tempo boldiniano ma attraverso un pensiero critico, i poteri dell’immaginazione, la facoltà dell’analisi e della sintesi, dell’analogia e della metafora, del verosimile e del possibile, mettere in atto un frammento della nostra modernità.

Alessandra Gellini

Scenografia spettacolo teatrale ‘Io con te ho chiuso’

25-30 agosto 2014

Habitus Abitare Habitat

30 maggio - 6 giugno 2014

Evento collaterale alla mostra Liberty - Uno stile per l'Italia moderna - San Sebastiano, Forlì

Intervento di installazione e allestimento opere all’interno dell’evento culturale “Liberty – Uno stile per l’Italia moderna”.

Abitare il corpo, abitare il luogo, abitare il mondo, abitare gli eventi, abitare in consonanza, lasciando tracce, senza imporre impronte, ma essere voce nel coro di voci, all’interno di un habitus, come luogo e come abito, nel senso di ciò che ci protegge, ci sta addosso, che ci modella e noi contribuiamo a modellare.

Alessandra Gellini

La Casina dei Biscotti

1 marzo 2014

Performance - La Biennale di Venezia - 5° Carnevale Internazionale dei Ragazzi

La nostra finalità è di trasmettere, attraverso la rappresentazione teatrale/coreutica, il concetto di Casa, come luogo confortevole, familiare, intimo. L’intimità è anche ciò che è segreto, che vogliamo tenere nascosto. Questa ambivalenza crea turbamento, tra familiare/conscio e nascosto/inconscio, umbratile, rendendo labile il confine tra realtà e fantasia. Prendere coscienza della propria Ombra vuol dire fare emergere un’energia sotterranea per una piena realizzazione del proprio Sé e del proprio progetto esistenziale. All’interno di un habitus, come luogo e come abito, nel senso di ciò che ci sta addosso, che ci modella e noi contribuiamo a modellare, riscriviamo continuamente la nostra Fiaba, di cui ciascuno di noi è ingrediente diverso ma necessario per la buona riuscita della ricetta, senza gettare le nostre ombre sugli altri, ma inebriandoli del nostro “dolce profumo”.

Alessandra Gellini

Scuola Primaria Mellini

9-13 settembre 2013

La ragazza in rosso – Scenografia dello spettacolo

24-31 agosto 2013

Santa Sofia

Vernice Art Fair – ARS UNA SPECIES MILLE

22-24 marzo 2013

La Creazione, non è un mito atemporale, essa è integrata nella storia, della quale è l’inizio assoluto, da cui parte il suo continuo divenire nello spazio e nel tempo.

Lo spazio è una realtà primaria, nel senso kantiano di a priori universale e molteplice del senso esterno, ossia l’attività formatrice delle forme esperibili, ma è anche elemento, fisico e concettuale, fondante della ricerca e della creatività dell’uomo, corpo distinto in un mondo di altri corpi, ciascuno dei quali occupa una porzione di spazio e incarna una serie infinita di segni.

Segno pittorico, architettonico, oggettuale, fotografico: ogni segno è un frammento di una più vasta totalità cosmica, ars una, dove parte dei segni precedono l’uomo e parte sono da lui creati, con i quali proietta la sua visione interiore nel mondo circostante. Nell’ambito pittorico, architettonico e del design, qui e ora, è difficile sintetizzarne la varietà e la ricchezza. Importante diventa la riflessione, non sul prodotto artistico concluso, finito, ma piuttosto sul modo del suo prodursi, sulla formazione come processo.

Ogni opera conserva una vitalità quasi fisica, essendo anch’essa un momento dell’esperienza e dell’esistenza, la realtà è un’incessante metamorfosi, il fare e il farsi sono la vita stessa. La formazione come processo dell’opera va di pari passo al processo di formazione dell’allievo, il quale deve tendere all’autonomia e alla completezza del suo essere nella realtà e apprenderla. L’operazione manuale è connessa all’operazione mentale, il fare e il conoscere sono influenzati potentemente da motivi reconditi, miti, memorie che risiedono nell’inconscio. L’immagine interiore, ideale, e la concretezza dello strumento e della tecnica sono come l’occasione per dirsi in un linguaggio nuovo, di “cose” ricreate. L’opera diventa un’unità inscindibile di pensiero e di prassi. È necessario recuperare un legame con la storia, con la lunga vicenda degli artisti che ci hanno preceduto, dare alla propria espressione un linguaggio che, pur partendo dal personale, sia aperto a una reale condivisione con gli altri. Si dovrebbe concepire un’arte che sia l’espressione di un sentimento che tesse le relazioni tra le persone, perché comunica qualcosa che supera uno stato d’animo esclusivamente del soggetto.

Condurre gli allievi alla libertà espressiva, all’esplicitazione delle mille species di arte è possibile, nella misura in cui non si tralasci d’incoraggiare, di sollecitare, una ricerca, esistenziale e personale, che vada di pari passo. Si tratta anche di far maturare uno sguardo che permetta di attingere a un livello di esperienza in cui s’incontra quella dell’altro.

Una delle sfide più importanti, che si è aperta in epoca rinascimentale, è la relazione tra il particolare e la totalità, tra l’uno e il tutto, tra l’uomo e l’Universo; è ancora attuale una riflessione su di sé in rapporto all’universo e alla cultura del proprio tempo, sullo spazio in cui il segno operativo si esplica, come luogo dell’accadimento e del dialogo. Ne consegue una riflessione sul movimento come condizione dell’esperienza del rapporto con lo spazio e sul tempo come condizione del mutamento e della percezione della forma nello spazio, il quale è soprattutto mentale, intellettuale, emotivo, significante.

Lo spazio di un’opera, che può essere un quadro, una performance, un blocco di pietra, una fotografia, un elemento architettonico, o un oggetto di design, è il perimetro di un conflitto, dello spostamento di un limite. È lo spazio della ricerca della libertà.

Alessandra Gellini

La forza creativa non si può definire: essa permane in ultima analisi misteriosa.[…]Muoversi così lungo le naturali vie della creazione è un’ottima scuola formativa. Essa è in grado di smuovere dal profondo il creatore che, mobile egli stesso, potrà curare la libertà dello sviluppo lungo le proprie vie figurative. La genesi quale movimento formale è, nell’opera, l’essenziale.

Paul Klee

Crisalide

9 febbraio 2013

La crisalide come simbolo e riflessione di uno stadio di vita, di un processo di trasformazione in atto per passare da una vecchia identita’ ad una nuova con maggior consapevolezza.

In un momento di disagio, esistenziale sociale, “Sostiamo sulla soglia” di un possibile risveglio. Processo necessario di trasformazione innanzitutto interiore per ritrovare I ritmi naturali, I fili che ci legano all’universo per poter affermare una propria identita’.

Alessandra Gellini

IL PAPAVERO – Scuola dell’infanzia di Magliano

27 maggio 2011

Le terre, l’origine, l’unità

2 giugno 2011

150° Unità d'Italia - Oratorio di San Sebastiano, Forlì

LICEO ARTISTICO di FORLI’
Corso Serale (biennio e triennio)

Gli allievi dopo un percorso progettuale hanno creato, in una coralità di intenti, venti opere corrispondenti a ciascuna regione d’Italia, riletta in una sintesi storico-geografica-artistica e trasformata in una espressione simbolica-evocativa.

Le venti opere hanno contribuito alla formazione di una installazione finale, ed esposte anche le creazioni progettuali.

La provocazione storica è stata come un’ occasione didattica formativa, attraverso l’arte, per una riflessione partecipata e consapevole sull’Unità d’Italia, per imparare e valorizzare una coralità che è il pensiero fondante, per una possibile unità, interazione ed integrazione di diversità, in un reciproco riconoscimento nazionale.

Linguaggi solidali, sensibili, educati, capaci di confronto in uno sforzo comune di intenti, che dovrebbero essere quelli di un popolo, così come nel Risorgimento fino ai giorni nostri, rileggendo la storia d’Italia, allargando lo sguardo al di là delle singole regioni. Forma educativa che la scuola dovrebbe tenere viva e promuovere nella quotidianità.

L’Unità d’Italia è rappresentata anche attraverso la ricchezza e la diversità delle “terre” delle nostre regioni, in collaborazione con il Servizio Geologico Sismico e dei Suoli-Regione Emilia-Romagna, (Dott.Raffaele Pignone, Dott.Angela Angelelli, Dott.Francesco Malucelli) e tutti i Servizi Geologici e Sismici di tutte le regioni d’Italia che hanno aderito con passione ed entusiasmo all’iniziativa, per sottolineare la diversità di origini storiche, geografiche e geologiche che portano con sé le diversità delle stesse fisionomie umane di chi le abita che dovrebbero far mutare una visione del mondo più armonizzata.

Alessandra Gellini

Il gioco del Rispetto

2008

Perché un gioco sul tema del rispetto? In una società caratterizzata dall’ incontro e anche, purtroppo, dallo scontro di molte diversità, in un momento storico in cui assistiamo troppo spesso a fatti e comportamenti che evidenziano la perdita del senso del valore delle persone e delle cose, questa iniziativa vuole essere un contributo a riportare nella mentalità comune le “buone pratiche” di un vivere civile, l’ immagine di un interagire positivo con se stessi, con gli altri e con l’ ambiente.

Perché questo gioco nelle scuole? La scuola è luogo dove si coniugano istruzione e formazione, l’ attività didattica è tutta indirizzata a promuovere la formazione integrale della persona, pertanto la scuola è luogo privilegiato per affrontare le tematiche che rimandano a quel compito trasversale a tutte le discipline che è l’educazione alla convivenza umana e alla cittadinanza, compito più che mai attuale in un momento in cui da più parti si parla di emergenza educativa.

Perché infine proprio un gioco di fronte alla serietà e alla imponenza di questo compito e di queste tematiche? Non certo per banalizzare, ma per porre, fra tante altre iniziative, un input che fa leva sull’efficacia dell’ approccio ludico-didattico e dell’ immagine come veicolo di messaggi. Inoltre non dimentichiamo che quello che si propone è un gioco dell’oca; chiunque ne abbia memoria dai tempi dell’infanzia sa quanto si stampano nella mente, per effetto della ripetizione, le espressioni verbali legate alle varie caselle, come dire: “repetita iuvant”. Augurandoci che sia davvero così… buon divertimento!

Alessandra Gellini

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